BARBARIGO
Un nome, due storie di mare e di guerra

a cura di Paolo SERRAVALLE

Nella seconda guerra mondiale, sotto il nome Barbarigo (Agostino B., doge veneziano del' 400) solcarono i mari e trovarono la fine due sfortunate unità: una nave mercantile e un sommergibile.

 

          

La prima fu varata nel 1930 nei cantieri di Monfalcone, stazzava ca. 5'300 tsl per una lunghezza f.t. di m.133,50. Era dotata di stazione radiotelegrafica (nominativo IBZD) di 2a categoria (8 h. di servizio) e di radiogoniometro. Era di proprietà della Società Veneta di Navigazione ed era destinata ai traffici con l'Oriente. Di per sé non avrebbe avuto particolari doti per essere annoverata negli annali della Storia ma il destino cambiò le sue carte in tavola. Travolta dagli eventi bellici fu dapprima oggetto di attenzione della Marina per essere trasformata in cargo armato e forse con funzione di corsara, ma il progetto cadde e fu impiegata semplicemente come nave da trasporto.
Il giorno 14 luglio 1941 alle 16.00 partì da Tripoli con destinazione Napoli in convoglio (nome in codice "Barbarigo") con le navi trasporto Rialto, Andrea Gritti, Sebastiano Venier ed Ankara sotto la scorta dei cacciatorpedinieri Alpino, Fuciliere e Malocello e delle torpediniere Orsa, Procione e Pegaso.
Alle 14,41 del giorno seguente il convoglio si trovava a ca. 12 miglia da Pantelleria nel punto 36°23' Nord e 11° 54' Est dove cadde vittima di un attacco da sommergibile inglese. Si trattava del P33 il quale riuscì a silurare e ad affondare proprio la Barbarigo. Si allontanò quindi malconcio per gli effetti dei colpi subìti dalla scorta italiana. Il resto del convoglio raggiunse indenne Napoli il giorno seguente.
Supermarina, ossia il Ministero della Marina, imputò l'attacco e l'affondamento al precedente sorvolo di un aereo ricognitore inglese che poco prima avrebbe avvistato la formazione e ne avrebbe comunicato al sommergibile posizione e rotta. La realtà era ben diversa.
ULTRA, il servizio di decrittazione inglese sito a Bletchley Park (a nord di Londra) era riuscito a intercettare e decifrare le comunicazioni radiotelegrafiche italiane criptate con ENIGMA, la nota macchina cifrante tedesca di cui avevamo avuto dotazione. La macchina era affidabile nella criptazione ma i codici d'impostazione italiani lo erano molto meno.
La Barbarigo fu la prima vittima mediterranea di ULTRA, il sommergibile sapeva bene che il convoglio sarebbe stato lì e a quell'ora, purtroppo la Marina italiana lo scoprì solo molto tempo dopo.

                                                           
La storia del sommergibile Barbarigo è invece più contorta e avventurosa. Per i dati tecnici, di armamento e delle sue missioni si rimanda ad altri siti specializzati di cui il web è già ricco. Qui conviene forse soffermarsi meglio su una vista più panoramica della vita di questa unità. La propaganda fascista, nota per i suoi toni trionfalisti, descrisse questa unità con toni entusiastici evidenziandola all'attenzione dell'opinione pubblica come uno dei fiori all'occhiello della Marina militare italiana. Portando ovviamente il dovuto massimo rispetto e riconoscendo agli equipaggi italiani tutti i meriti che conquistarono sopra e sotto i mari immolando in migliaia di casi la loro stessa vita, sappiamo però che i fatti erano ben diversi da come venivano riportati dalla stampa fascista e dai bollettini di guerra radiotrasmessi dall'EIAR. Gli affondamenti in più di un'occasione furono "presunti" e il reale valore delle unità nemiche spesso volutamente amplificato. Gli attriti tra la Kriegsmarine tedesca e la nostra Marina nella base Betasom di Bordeaux portarono a modifiche alle nostre unità e ai nostri equipaggiamenti per evidenti inadeguatezze e dietro motivate insistenze germaniche.

                                

Il regime descrisse a mezzo stampa e anche radiofonicamente (con notiziari e anche inni e canzoni) la vita dei sommergibilisti al pari dei piloti d'aereo. Uomini sprezzanti del pericolo che ai comandi di italici mezzi altamente tecnologici infliggevano pesanti perdite al nemico. In realtà la vita dei sommergibilisti era di estremo sacrificio in condizioni disumane e con basse probabilità di sopravvivenza. Solo per i sacrifici che compirono meritano tutta la nostra stima, ammirazione e comprensione.
Tornando al Barbarigo, Supermarina ne decise ad un certo momento sostanziali modifiche che ne cambiarono radicalmente la destinazione d'uso facendone di fatto un'unità da trasporto per missioni verso l'Estremo Oriente. I destini del conflitto prendevano una brutta piega e, in quella fase, servivano vettori capaci di trasportare persone e merci più o meno dichiarabili con una certa sicurezza e riservatezza da e per il Giappone, alleato asiatico. Il Barbarigo, il Torelli e altre simili unità furono destinate allo scopo.
Detti lavori ebbero luogo da marzo a fine maggio del 1943 e videro la rimozione di cannoni, tubi lanciasiluri, parte degli impianti elettrici, uno dei periscopi e altre apparecchiature. Il 16 giugno 1943 il Barbarigo partì da Bordeaux con destinazione Singapore al comando del capitano di corvetta Umberto de Julio dopo aver imbarcato 130 tonnellate di materiali, un'ingente somma di valuta italiana e, oltre all'equipaggio, tre uomini destinati alla nuova base appunto di Singapore, ponte col Giappone; il 24 giugno Betasom attendeva come da accordi la sua radiocomunicazione con la posizione ma ciò non avvenne e del Barbarigo non si ebbero mai altre notizie.
Nel corso di verifiche postbelliche con la Marina Britannica si ebbero due segnalazioni:
-nel pomeriggio del 17 giugno 1943 un aereo inglese attaccò due volte un sommergibile non identificato che navigava in superficie, con rotta 250°, in posizione 43°42' N e 9°37' W, senza poterne verificare il destino
-il mattino del 19 giugno 1943 un aereo USA attaccò ripetutamente un sommergibile in emersione, in posizione 35°30' N e 18°10' W, danneggiandolo e avvistandone l'immersione di poppa con grave sbandamento.
Il Barbarigo tuttavia aveva ordine di navigare solo in immersione nelle zona sopraddette, inoltre il 17 e il 19 giugno avrebbe dovuto, secondo le stime, trovarsi a mezza via fra Bordeaux e le posizioni indicate; però non si può escludere che si trovasse effettivamente in zona per aver navigato più speditamente in superficie per cause tecniche.
Ciò non di meno, col Barbarigo scomparvero negli abissi il comandante De Julio, 6 ufficiali e 52 fra sottufficiali e marinai nonché i tre aggregati. Di loro non si seppe mai nulla e certamente riposano negli abissi.

                                

                           

 Bibliografia:
-L'avventurosa crociera atlantica del sommergibile A. Barbarigo - Cap.R.M. G. Vingiano - Min.M.M. 10.XII.1942-XXI
-Il vero traditore - Alberto Santoni -Mursia
-Siti e AA. VV.

 


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