COMUNICAZIONI MARITTIME

Questa sezione è dedicata alle comunicazioni marittime, dal telegrafo al GMDSS.

Agli ufficiali radiotelegrafisti (marconisti di bordo) la loro funzione e importanza,

il loro apice ed il loro declino e scomparsa. A cura dell'amico PAOLO SERRAVALLE - I1IMA.

I RADIOTELEGRAFISTI DI BORDO



Scuola San Giorgio - Genova 1942

La breve storia che segue non è una particolareggiata esposizione di date e di eventi, per cui si rimanda a libri e siti dedicati, ma costituisce un riassunto utile a chi legge di questo argomento per la prima volta. Coloro i quali ne fecero un lavoro o chi navigò in quegli anni sanno benissimo di che cosa si parla.

A seguito di molti studi di suoi predecessori e coetanei, intuendone le enormi potenzialità pratiche, Guglielmo Marconi si dedicò a molti esperimenti pratici nell'uso delle onde elettromagnetiche e il 1895 vide la nascita della radio. Negli anni successivi gli sviluppi furono notevoli anche grazie all'invenzione dei tubi termoionici, meglio noti ai più come "valvole". Ma fu solo nel primo decennio del 1900 che gli apparecchi radio cominciarono a diffondersi ufficialmente a bordo delle navi. Le utilità apparvero immediatamente: dalla comunicazione terra-nave-terra poteva essere tratto il vantaggio di variare la rotta a seconda delle necessità commerciali e, ancor più importante, la radio poteva essere determinante nel chiamare soccorsi in caso di necessità. Non fu il primo caso ma certamente il più noto, quello del RMS Titanic che nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912 urtò violentemente un grosso iceberg che ne causò l'affondamento. In quell'occasione i due "Marconi-men" Phillips e Bride si avvicendarono al tasto nell'irradiare nell'etere il loro CQD (Come Quickly Distress) e l'allora nuovo SOS. Phillips finì disperso nel naufragio mentre Bride fu tra i superstiti, ambedue salvarono un gran numero di vite umane. Da allora in poi il numero di navi dotate di sala radiotelegrafica aumentò continuamente, normative dedicate furono emanate da tutti i governi al fine di regolamentare e uniformare l'uso della radio.
Dopo un periodo di assestamento e di specializzazione, si pervenne finalmente alla figura dell'ufficiale marconista o, semplicemente RT radiotelegrafista).
Nei decenni che seguirono, tale incarico fu ambìto e scuole per marconisti sorsero in tutto il mondo. Dal grande transatlantico sul quale più marconisti si avvicendavano per evadere la gran mole di comunicazioni di bordo e tutti i radiogrammi dei passeggeri, alla piccola nave da cabotaggio sulla quale un solo operatore bastava e avanzava, il personale era necessario e indispensabile essendo reso ormai obbligatorio per legge.
Per decenni in Italia gli ufficiali RT furono in maggioranza "prestati" all'armatore da due Compagnie specializzate: la Società Italiana Radio Marittima (S.I.R.M.) e la Compagnia Generale Telemar. Esistevano anche radiotelegrafisti "liberi" che passavano da una nave all'altra in base alle richieste del momento.

Questo sistema restò in vigore fino agli anni '90 allorquando, nel volgere di pochi anni, la stessa scienza tecnologica che ne aveva prodotto la nascita ne causò la morte.

Le comunicazioni radio-satellitari ormai affidabili resero inutile in poco tempo la figura di coloro che con la mano sul tasto avevano tenuto i collegamenti con terra per lunghi anni. Un qualunque ufficiale di coperta poteva ormai provvedere alle telecomunicazioni di bordo. Le lunghe antenne filari o verticali, i grossi e costosi apparati rice-trasmettitori e i tasti furono smontati e sbarcati.
Le spietate leggi dell'economia causarono in breve lo sbarco e la dispersione degli ufficiali RT. Ciò accadde sia in Italia che all'estero. Chi aveva l'anzianità necessaria fu pre-pensionato, altri furono destinati ad altri incarichi accettati di malavoglia pur di conservare un lavoro. Inutili lotte sindacali non poterono scongiurare l'inevitabile.
Infine, col nuovo millennio fu ufficialmente abbandonata la notissima frequenza ufficiale di chiamata telegrafica, la 500 kHz, che restò silente. Con questo atto fu certificata la morte delle radiocomunicazioni telegrafiche di bordo.
Il lavoro di tanti bravi professionisti in breve passò nell'oblìo, oltre al traffico proprio della loro nave, dalle loro dita erano stati trasmessi messaggi drammatici, richieste di soccorso, fonogrammi di auguri e saluti, notizie liete e tristi, dalle loro cuffie erano state ricevute notizie di nascite, matrimoni e morti, richieste di soccorso o semplici saluti. Quello non fu solo un lavoro come tanti altri e che tutti potevano svolgere, erano necessari predisposizione, orecchio allenato e passione. Ogni buon operatore poteva riconoscere un suo collega solo dal modo di trasmettere, anche senza il nominativo della nave. Quello che a chiunque poteva sembrare solo una monotona sequenza di "dih" e "dah", per loro era una musica.
Ed è per non dimenticare questi "artisti" che si è pensato di dedicare loro uno spazio in questo sito dedicato al mare e ai naviganti. Il loro contributo fu essenziale per la sicurezza in mare e per la vita giornaliera di bordo e meritano d'essere ricordati.

Paolo SERRAVALLE - I1IMA